Source: Edinburgh University |
Solitamente il lavoro dell'antropologo forense si focalizza su resti umani che sono parte di casi forensi, e che sono quindi relativamente moderni. Tuttavia, non è raro che ci si rivolga all'antropologo per l'analisi di resti di tipo storico-archeologico e museologico. Inoltre, oltre ai resti umani, il materiale che si porta all'attenzione dell'antropologo può essere spesso costituito da resti non umani. Infatti, la differenziazione tra resti umani e non umani (senza identificazione di specie) è uno dei compiti primari e più richiesti all'antropologo forense.
Ogni antropologo dovrebbe avere conoscenze di anatomia ossea non umana che gli permettano di poter distinguere con certezza tra ossa umane e ossa non umane (usare il termine "animali" non è corretto, perché anche l'uomo è un animale). La distinzione tra umano e non umano non dovrebbe mai essere un ostacolo per l'antropologo, a meno che non ci si ritrovi davanti a resti molto frammentati, per i quali sono richieste altre competenze e tecniche di identificazione ben più complesse.
Nel caso di resti non archeologici, quando si stabilisce la loro natura non umana, il caso non è più considerato di interesse forense. Tuttavia, con lo sviluppo delle scienze veterinarie forensi e l'aumento di episodi di crudeltà nei confronti degli animali e delle wildlife crime scene investigations, i resti non umani acquisiscono spesso valore forense, rendendo l'analisi dei resti non umani molto più elaborata.
L'identificazione di resti umani e non umani e l'analisi degli stessi non solo vede sia materiale forense che archeologico, ma anche materiale mummificato. Le mummie infatti, siano esse umane o non, rientrano nella categoria di reperti di competenza dell'antropologo forense, al quale oltre ai resti ossei vengono affidati resti in avanzato stato di decomposizione o mummificati. La mummificazione dei resti può essere sia di tipo antropogenico, ovvero voluta e creata artificialmente (come per la gran parte delle mummie Egizie) o naturale, ovvero derivante dalla disposizione del corpo in condizioni di sepoltura e atmosferiche che hanno portato ad un arresto della decomposizione (in questo caso gli esempi sono moltissimi, tra cui le mummie dei bambini Inca, Otzi, le mummie di palude del Nord Europa, alcune mummie Cinesi, ecc.).
Il lavoro da effettuare su resti mummificati risulta essere decisamente più complesso rispetto a quello richiesto dai resti ossei, per via della delicatezza del corpo, umano o non umano che sia, che risulta nell'impossibilità di maneggiare le ossa a proprio piacimento, perché se si cercasse di modificare la posizione originale in cui la mummia è stata rinvenuta si finirebbe col danneggiarla pesantemente o distruggerla. Per questo, le tecniche di imaging biomedico sono una risorsa importante, in quanto permettono di studiare a fondo dei resti mummificati senza distruggerli o danneggiarli.
Gran parte delle mummie Egizie richiedono studi complessi, perché oltre ad essere, appunto, resti mummificati, sono spesso anche ricoperte da bendaggi, che impediscono anche una semplice visualizzazione della mummia. Se infatti a inizio '900 era pratica comune rimuovere le bende dalle mummie per poterle "analizzare", fortunatamente oggi non lo si fa più perché la rimozione delle bende danneggerebbe in modo irreparabile il reperto, e quindi ci si deve necessariamente affidare all'imaging per poter vedere cosa si nasconde dietro i bendaggi.
Proprio i raggi X e le TAC hanno spesso permesso di distinguere tra resti mummificati umani e non, la cui origine non poteva essere stabilita ad occhio nudo. Tra le mummie Egizie infatti vi sono casi in cui sotto i bendaggi di quella che sembra una mummia umana si nascondano invece dei resti non umani, o viceversa; oppure, capita di notare che sotto mummie che apparentemente racchiudono un solo individuo ve ne sia in realtà più di uno. Un esempio sono le mummie di animali sacrificati che spesso venivano vendute ai fedeli o donate. In questo caso, vi sono alle volte veri e propri casi di produzione di falsi, dove una mummia non umana appare in forma di ibis, gatto, o coccodrillo all'esterno, ma contiene in realtà tutt'altro all'interno, o resti scomposti di più individui che sono poi stati fasciati in modo tale da ricordare nella forma un determinato animale.
Nell'immagine si vedono quelle che a giudicare dalla forma sembrano essere una mummia di coccodrillo (b) e una di ibis (c):
Source: Petaros et al., 2015 |
Anche quando una mummia non è coperta da bendaggi, è possibile che i cambiamenti post-mortem o la presenza di particolari oggetti possano risultare fuorvianti per il processo di identificazione. Infatti, le variazioni nel grado di contrazione dei muscoli dovute alle differenze nei tempi di disseccamento, i cambiamenti di colore, la perdita di grasso sub-cutaneo, dei capelli o del piumaggio, e la retrazione della pelle e dei tessuti molli dovuta alla mummificazione possono produrre cambiamenti significativi in un corpo mummificato, alterando il suo aspetto esteriore. Ciò rende l'affiliazione tassnomica e a volte anche il riconoscimento di resti umani difficile. Nella pratica forense, non sono rari casi in cui resti putrefatti di parti del corpo non umane siano stati confusi con resti umani.
Un esempio di identificazione errata causata dai cambiamenti tafonomici: la mano mummificata nella figura d, conservata nel Museo Archeologico di Zagabria, dopo una semplice osservazione macroscopica era stata identificata come appartenente ad un primate. Quando la mano è stata sottoposta a radiografia e TAC, la struttura scheletrica è stata identificata come umana, più precisamente appartenente ad un bambino di 2-3 anni. Gli elementi che hanno permesso l'identificazione sono: un pollice più lungo rispetto a quello dei primati, falangi più corte e meno curvate, falangi distali più larghe, la struttura differente dei metacarpi, e la disposizione delle ossa carpali.
Radiografia della presunta mano di primate, rivelatasi essere umana |
Comparazione dell'anatomia scheletrica di una mano appartenente ad un primate, in questo caso uno scimpanzé, e di una umana. Source: Petaros et al., 2015 |
L'analisi attraverso radiografie e TAC, pur essendo comunque la più efficace per le mummie, può anche presentare dei problemi. Molte delle mummie ritrovate, Egizie e non, portano diversi oggetti come amuleti, gioielli, ecc., che sovrapponendosi al corpo impediscono una visualizzazione chiara nelle radiografie; questo genere di problema può essere risolto con la TAC, che riesce ad isolare i diversi elementi. Tuttavia, anche la TAC ha dei limiti: cambiamenti tafonomici, demineralizzazione delle ossa e particolari sostanze usate nella mummificazione (nel caso di quelle artificiali) possono portare ad una sovrapposizione di densità tra pelle, tessuti molli e osso. Questo problema richiede l'uso di filtri sofisticati che non sono sempre disponibili.
Nonostante questo, le tecniche di imaging rimangono uno strumento prezioso per lo studio dei resti mummificati. Esse infatti, si rivelano fondamentali per la determinazione della natura umana o non umana dei resti, l'identificazione di lesioni traumatiche e patologiche, la differenziazione tra resti autentici e falsi, e nel caso dei resti non umani, per una più accurata classificazione tassonomica dei resti.
Inoltre, le informazioni acquisite con l'analisi di esemplari archeologici possono essere di grande utilità per gli scienziati forensi che gestiscono situazioni simili. Un esempio sono i casi che vedono la presenza di resti mummificati di origine dubbia, quelli in cui dei resti mummificati antichi vengono portati all'attenzione di dipartimenti forensi per la loro interpretazione e autenticazione, i casi di resti umani mummificati sottoposti a valutazione forense, e quelli di sospetto abuso o contrabbando di animali.
Fonti:
- Cooper, J.E., Cooper, M.E., 2008. Forensic Veterinary Medicine: a Rapidly Evolving Discipline. Forensic Science, Medicine, and Pathology, 4: 75-82
- Corrieri, B., Mallegni, F., Baggieri, G., 2013. Sonno senza tempo. Mummie e corpi imbalsamati. Felici Editore
- Petaros, A., Jankovic, I., Cavalli, F., Ivanac, G., Brkljacic, B., Cavka, M., 2015. Mummified Remains from the Archaeological Museum in Zagreb, Croatia - Reviewing Peculiarities and Limitations of Human and Non-Human Radiological Identification and Analysis in Mummified Remains. Journal of Forensic and Legal Medicine, article published online on 28th July 2015, doi: 10.1016/j.jflm.2015.07.002
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