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La conservazione post-mortem dello scheletro infantile

Scheletro di neonato. Yewden Villa, Buckinghamshire, epoca Romana.
Source: dailymail.co.uk

Nei siti archeologici funerari i resti dei bambini sono fondamentali per la ricostruzione di una serie di dati relativi alla popolazione rappresentata, come composizione demografica, tasso di natalità e mortalità, stato di salute, differenze sociali, eventuali violenze sui minori, e in generale il ruolo e la posizione dei bambini nella società in questione. Tuttavia, in molti casi (sia in archeologia che in ambito forense) lo studio dei resti infantili è ostacolato da una cattiva conservazione delle ossa, in genere qualitativamente inferiore rispetto a quelle degli individui adulti, o addirittura dalla quasi o totale assenza di resti di bambini. Tra le cause di questa differenza tra i resti di adulti e i resti di minori vi sono i riti funerari (in cui era previsto ad esempio un luogo differente per la disposizione dei bambini), le tecniche di scavo (che possono non individuare resti piccoli e/o molto degradati), e i processi tafonomici, ovvero l'insieme di eventi che modificano i resti organici, piante o animali che siano, in seguito alla loro morte.
In passato come oggi, bambini e neonati vengono posti su un piano sociale differente rispetto a quello degli adulti, e questo si riflette anche nelle pratiche funerarie. Il fatto che nei siti archeologici funerari spesso vengano ritrovate quantità limitate di scheletri non-adulti contrasta aspramente con gli alti tassi di mortalità infantile tipici delle società pre-moderne. Infatti, nell'era pre-moderna la mortalità infantile superava spesso il 50%, in popolazioni che per metà erano composte da persone aventi meno di 15 anni. Si deduce quindi che in teoria nei siti funerari e nelle necropoli dovrebbero essere ritrovati migliaia di resti infantili, invece quasi sempre ciò non accade.

Quando i resti vengono sepolti, l'ambiente della sepoltura condiziona la conservazione degli stessi, sia a livello macroscopico che microscopico. I processi tafonomici dipendono da fattori intrinseci (come ad esempio la resistenza delle ossa) ed estrinseci, ovvero ambientali. Essendo la sopravvivenza dei resti fortemente dipendente dalla tafonomia, essa va sempre considerata e valutata attentamente, perché soprattutto nelle investigazioni forensi aiuta a stimare l'intervallo post-mortem e l'eventuale presenza di traumi e pseudo-traumi.
I cambiamenti tafonomici sono legati a diversi fattori, e tra questi vi sono il tipo di suolo e il suo pH. Nielsen-Marsh et al. (2007) hanno stabilito che i suoli meno adatti alla conservazione delle ossa sono quelli acidi, areati e drenati, i quali espongono le ossa ad attività corrosive che portano alla perdita dei minerali ossei. Questo fattore è importante da considerare per la conservazione delle ossa dei bambini, perché i loro scheletri in formazione tendono ad essere meno mineralizzati di quelli degli adulti, quindi più esposti alla demineralizzazione. Anche un ambiente fortemente alcalino danneggia la microstruttura ossea, il che risulta nella rottura spontanea delle ossa.
La profondità della sepoltura gioca un ruolo fondamentale. In gran parte dei siti funerari archeologici i bambini sono stati ritrovati sepolti in tombe meno profonde rispetto a quelle degli adulti, il che può esporli maggiormente ai cambiamenti tafonomici. Infatti, in diversi siti Romani e Anglosassoni, dove effettivamente le tombe dei bambini erano meno profonde, si è notato che le ossa infantili sono peggio conservate rispetto a quelle degli adulti (Manifold, 2015).
Il tipo di ambiente in cui i resti vengono sepolti e poi ritrovati stabilisce una serie di cambiamenti che si riscontreranno poi sulle ossa. Nelle aree boschive ad esempio, le ossa che entrano a contatto con il fogliame si macchiano di nero o marrone, a causa delle lisciviazione dei tannini presenti nelle foglie (ma anche nelle cortecce, nei semi e nei frutti); anche funghi e muffe possono "macchiare" le ossa. L'alterazione del colore ha luogo anche in ambienti acquitrinosi e in caso di presenza di particolari oggetti all'interno della tomba (come quelli fatti in rame, che producono macchie verdi sulle ossa). Anche lo sbiancamento è frequente, soprattutto nelle sepolture poco profonde, per via della prolungata esposizione alla luce del sole.
Molto comune è anche la presenza di radici che crescono sulle e/o attraverso le ossa, producendo solchi che ad un occhio non esperto potrebbero suggerire la presenza di patologie. Inoltre, le radici secernono acidi, che producono sulle ossa dei piccoli canali tondeggianti e sinuosi che possono essere scambiati per ferite da taglio; tuttavia, questi canalicoli dovrebbero distinguersi facilmente perché solitamente sono più chiari del resto dell'osso, per via della rimozione dello strato corticale. 

Alcune ossa infantili tendono a conservarsi meglio nell'ambiente di sepoltura. Per quel che riguarda il cranio, i temporali (soprattutto la pars petrosa), le grandi ali e il corpo dello sfenoide, l'occipitale, gli zigomatici e la mandibola si preservano meglio nei neonati, nei bambini e negli adolescenti, permettendo di ricostruire con precisione l'età. Le piccole e fragili ossa della sezione facciale come il vomere, i lacrimali e l'etmoide solitamente non vengono ritrovate (e questo spesso vale anche per gli individui adulti). Queste ossa sono presenti alla nascita, tuttavia difficilmente si conservano per via della loro struttura. Ad esempio, l'etmoide si ossifica già nel settimo mese di vita fetale e assume già alla nascita la morfologia che avrà anche nell'individuo adulto, ma spesso non si conserva perché si rompe facilmente dopo la morte.

Posizione nel cranio e struttura dell'etmoide. Source: medicinapertutti.it

L'assenza di alcune ossa può anche essere dovuta alla difficoltà che si ha nel riconoscerle durante lo scavo. Gli ossicini dell'orecchio (malleolo, incudine e staffa) vengono sempre ritrovati in condizioni eccellenti, forse perché "protetti" dall'osso temporale, tuttavia per le loro dimensioni spesso non vengono neanche notati o recuperati.  
Delle ossa post-craniali, quelle solitamente ben conservate sono le ossa lunghe, le costole (soprattutto le prime e le ultime), le vertebre cervicali (in particolare atlante -prima- ed epistrofeo -seconda-), e pelvi. Negli adulti, il corpo della scapola solitamente non si conserva benissimo per via della sua struttura sottile e fragile, mentre nei bambini piccoli, e soprattutto nei neonati, viene spesso ritrovato in condizioni eccellenti, perché durante le prime fasi del suo sviluppo è molto più compatto, piccolo e resistente. Per quanto concerne metacarpi, metatarsi e falangi di mani e piedi, come per le ossa delle orecchie essi non vengono alle volte neanche notati per via delle dimensioni, ma quando vengono recuperati solitamente sono molto ben conservati. Tuttavia, in alcuni casi se ritrovate isolate queste ossa vengono addirittura classificate come non-umane (vi sono in effetti alcuni piccoli animali che hanno ossa molti simili a quelle dei bambini). Le ossa del carpo non sono presenti nei resti perinatali; solo l'uncinato e il capitato possono essere presenti, rispettivamente dai 2-4 mesi e dai 3-5 mesi di vita. Delle ossa del tarso, solo talo e calcagno sono presenti nei resti perinatali, e sono già nei neonati facilmente riconoscibili; le altre ossa sono visibili dall'età di un anno. Molte volte però gli ossicini di mani e piedi vengono persi durante le operazioni di scavo e lavaggio. Un altro osso costantemente sottorappresentato è la patella. Alla nascita e nei primi anni di vita, la patella è interamente cartilaginea (fibrocartilagine) e non assume l'aspetto che ha negli individui adulti fino all'adolescenza. Anche sacro, coccige e sterno non sono ben rappresentati nei resti infantili.

Lo stato di conservazione dei resti scheletrici di neonati, bambini e adolescenti può avere un grande impatto sugli studi paleodemografici, perché l'assenza dei loro resti porta ad un'errata rappresentazione delle fasce d'età della società presente nel sito funerario. La conservazione ossea e i processi tafonomici costituiscono forse il principale fattore che condiziona la presenza e l'analisi delle ossa infantili, anche se non sono l'unica ragione della "scomparsa" dei minori dalle sepolture e dai siti funerari. Infatti, l'assenza di bambini, in particolare di quelli più piccoli, può anche, come già detto, essere un riflesso di determinate pratiche culturali.



Fonti:

- Manifold, B. M., Skeletal preservation of children’s remains in the archaeological record. Journal of Comparative Human Biology (2015), http://dx.doi.org/10.1016/j.jchb.2015.04.003
- Nielsen-Marsh, C.M., Smith, C.I., Jans, M.M.E., Nord, A., Karsa, H., Collins, M.J., 2007. Bone diagenesis in the European Holocene II: taphonomic and environmental considerations. Journal of Archaeological Sciences, 34 (9): 1523-1531



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